Si Dice-ANNALISA SILINGARDI - ARTISTA
Dr. Guido Folco
Estrosa, imprevedibile,ironica, profonda:Annalisa Silingardi è l’autentico
Prototipo di artista,che da ogni elemento della realtà e dell’esistenza riesce a far scaturire un’immagine visionaria e originale.
Utilizzando materiali di recupero, come carte e stoffe,garze, plastica e automobiline uste, Silingardi ricrea il mondo confuso e caotico di oggi, in cui i dialoghi, vuoti fumetti, sono sopraffatti dal rumore e dal disordine,
anche interiore, dell’Essere. Non esiste solo la notte o solo il giorno, perchè la vita è complessa, prospettivamente da ogni punto di vista…come una scritta colata su un muro.
"... operazione rappresentativa di una lunga stagione di ricerca questa della Silingardi che inventa collages con materiali diversi (carta, stoffa, tela di jeans, cordami, cifre metalliche, forme di ceramica) integrate insieme con la pittura ad olio, in una serie di textures, giustapposte tra loro a mosaico, la divertente sequenza attinge alla Pop Art, al fumetto, alla grafica in genere e a qualsiasi tecnica della fotocomposizione." |
Dr. Giulia Sillato |
(storico dell'arte) |
"Annalisa Silingardi è protagonista del suo tempo; con coraggio e determinazione ha effettuato scelte di vita impegnative, tese ad affermare la propria identità che non si presenta univoca, bensì caleidoscopica, pronta a riflettere situazioni ed emozioni suggerite dall'esterno secondo l'angolazione si una spiccata sensibilità. L'interpretazione lasciata all'osservatore èD ampia anche se ricondotta dall'artista attraverso il titolo o indizi di versi accoppiati alla creazione. Un supporto insolito, scelto come superficie pittorica, è indice di estroversione: una caratteristica peculiare di Annalisa che manifesta grande disponibilità, umana ed artistica. La base dei suoi lavori è spesso divisa in forme quadrate o rettangolari, quasi a voler cercare un ordine di racconto ben definito, una sorta di successione cronologica, fotogrammi a ripetizione quali confini del tempo in cui sono fissati elementi creati con materiali diversi, offerti o rubati dall'universo circostante, spesso aggettanti sulle tavole stesse quasi a travalicare lo spazio: una metafora creativa che riconduce all'ampio universo interiore dell'artista, così ricco da essere persino debordante." | |
"stamattina mi sono immerso anch'io nel tuo bunker ... sono stato per più di 30 minuti in giro sopra, sotto e dentro le tue opere... la vuoi sapere una cosa? Sono calde, magiche, un pizzico psichedeliche, per 3/4 sensuali, Cimabuiane- Seuratiane ... ho trovato anche una spruzzatina di Kandinsky, Basquiat ( poco, poco ), insomma non sono descrivibili , sono in perenne movimento, sono infinite ... non so perchè sto usando il femminile? Molto probabilmente perchè vedo te nelle tue opere, vedo la donna. |
Dimitri Fulignati |
(coordinatore "Incipit" di Writers) |
LETTERA A GREGORY CORSO, 19 GIORNI DOPO IL MIO VENTINOVESIMO COMPLEANNO Caro Gregory, la mia anima finalmente ha un nome che, forse, non è quello che avevo scelto. Il mio volto ingrassato e barbuto mi spia dallo specchio del bagno e sospira. Ho chiuso i miei sogni nel cassetto dell’armadio, accanto alle mutande ; le mie lacrime dipinte sul muro del salotto evaporano via, fuori dalla finestra. Dalla stazione di Perpignan partiranno i treni per Tangeri, ma io sono ancora a letto, sotto le coperte dell’ozio, poggiato al cuscino dell’attesa. L’odore d’incenso si mescola a quello del tabacco e mi confonde. Le sigarette, spente sul pavimento, nascoste dai giornali, dalle riviste, dalla polvere. Nel mio vaso Ming tracce di Pandora e terra del monte Hakusan. Colleziono i suoi peli pubici nel lenzuolo, li venero ogni notte ed ogni mattino. Mi confido con loro che, silenziosi ed immobili, rispondono. |
PLURES VOLUNTATES Non sono più capace di dirmi la verità. Sono cintura nera di arti parziali. Ho ancora diritto ad usare il verbo essere? Il boa di Goa ingoia Lucia nel cielo con i diamanti. Tolgo parzialmente il volume e ascolto le immagini. Nella finta fine bandisco la parola silenzio e cado, esangue, in un’estasi d’abitudine. Impavido conflitto di volontà, indizi psichici che impallinano apollinei nei tracciati, per sbaglio, sul mio corpo porco. |
IMPERTERRITI Linee microscopiche solcano il non cammino. I vermi-ricordi sbavano sulle fessure degli occhi vetroresina. Cadono perpendicolari e perpendicolori alla memoria, dentro la scatola cinese. Strepitio d’ossa, fremito d’ali, alimentazione disordinata nata per caso. Catacombe come sarcofaghi d’ebano bianco. La clessidra del poi è colma di sabbia di mais e taccuini di pelle nera giacciono nascosti in qualche dedalo tascabile. Volatili terrestri si nutrono di extra-corpi, mentre versi sparsi nella melma del passato prossimo, imperterriti, si impossessano di anime estinte. |
WOIT+BIN=1,5 M³ LETAME Equazione trenica, pennarellata di nero (plastico) posta, suo malgrado, appena sotto il finestrino ermetico. Di cui ignoro ed Ignoriamo ed Ignorate (suppongo) L’identità e/o Il significato. Messaggio, vagamente Astruso, notato Un pomeriggio invernale Stazionando al nord, alla stazione nord di Cadorna, Milano, Italia, Europa. Suppongo inneggiante L’Islam, anche se Non credo proprio che Sia corretto definirlo “Inno”, piuttosto, un monito dispregiativo. Ma come esserne certi? Ciuf, ciuf, ciuf … |
TOTALE SVENDITA DI DITA Totale svendita di dita: anulari accarezzano ilari larici, mignoli m’ignorano. Indici in ribasso verso novantanove pollici ruspantici e alluci a luci basse. Medi, intermedi, meditano di abbandonare mani e piedi. Ammutinamento o amputazione? |
"La mongolfiera (a volte, Raphael)" |
Il cielo è ancora limpido, c'è attaccato il sole con una puntina da disegno, ma è un falso: fa freddo. Fuori, a livello epidermico. Dentro. Si è rotto l'incantesimo, quel velo sugli occhi che bonariamente ti proteggeva dal freddo. E ti scopri un satellite dell'universo che credevi di aver conquistato. Devo ricordarmi di ricaricare le bombole di propano. Mentre guidi, dal lavoro al lavoro, appaiono nuvole sottili che somigliano tanto ai suoi occhi e ti sorridi sorpreso nello specchietto retrovisore. Mangi l'asfalto, rubi il tempo per un thé. Il vocio di quotidianità ti accoglie sornione nel tuo bar, Lello ti saluta, smanetta la sua nuova macchina rosso amaranto con display digitale e prepara quello che per te è uno scarico di tensione. Come quando piove e tu ci stai sotto, la pioggia ti entra dentro e scorrendo verso i piedi fradici porta con sé i detriti dei tuoi pensieri cupi. Irrigidisci i muscoli per evitare uno stiracchiamento da stanchezza. Il tuo volto, tra una bottiglia di countreau ed una di unicum, si riflette evidenziando quasi fiero le sue occhiaie da panda, fottendo ogni stima del wwf che lo dà in via di estinzione. Tra un po' vado a controllare lo stato della tela sintetica del pallone, le tubature, l'altimetro barometrico. Cristo dov'è l'altimetro?!?! Hai l'ansia di andar via dalla realtà ed uscendo ti sembra quasi di sentire la sua voce. Ti fermi un attimo sull'uscio quasi a volerti voltare, ma è un attimo, lei non può essere lì e comunque non c'è, e vai. Marco oggi non è con te, la volpe, è andato ad est a pisciare rivendicando il nostro territorio. Tu invece resti nella roccaforte a studiare nuove strategie di conquista. L'altimetro dovrebbe essere su quello scaffale blu insieme al manometro e agli erogatori. Aspetta, perché l'ho messo lì? Andava fatta la manutenzione che ho trascurato. Dovrò rimandare di un giorno la partenza! E le bombole, le ho revisionate?! Chi cazzo se ne importa!! Non posso aspettare tanto. Ti rimetti in auto e mentre avvii il motore attraverso il fumo azzurrognolo della tua rothmans ti sembra di vedere il raggio verde, ma sei solo tu a vederlo il suo sorriso, tutto per te. Illuso! Non dovevi prendere il thé, ma un intruglio di realtà. Ma sogna pure, che i sogni, fin quando li vivi, sono un antidoto alla mediocrità della vita. Preoccupati solo di fare incetta d'anticorpi per il periodo della disillusione. Il vecchio altimetro va bene, è solo un po' ossidato sull'involucro esterno, le bombole andrebbero revisionate, ma chi se ne importa, non posso più aspettare, le farò ricaricare domattina presto da Nikita l'albanese, la tela sintetica del pallone sembra in buone condizioni. La sabbia!! Dovrei riempire i sacchetti di sabbia, ma per questo viaggio me ne servono pochi. E riparti dalla tua sosta, il telefono strilla il nome di persone a cui non rispondi. Hai poca voglia di dialogare con il mondo. Le mani in tasca questa volta le tiene lei. È il tuo destino, arrivi nella vita delle persone sempre un attimo prima o un attimo dopo l'attimo giusto. Non ci puoi far nulla, dovresti sincronizzarti a loro, ma tu sei l'unico che al ventidue di marzo porta sul datario dell'orologio la data del diciotto. Non ci puoi far nulla, sei destinato ai tuoi fusi, ma domattina rimetterai in sesto la tua mongolfiera, inizierai un viaggio senza destinazione e andrai in cerca di una nuova identità. Ah, ricordati di salutarmi i gabbiani, mi mancano. |
Raffaele Niro |
"Sondaggi Mediati Semplicemente" |
20 SMS poetici... |
Ognuno di noi è solo nell’accozzaglia metropolitana e lancia messaggi taciti o meno per il bisogno che ha di comunicare con i suoi simili. Io, i miei "Sondaggi Mediati Semplicemente", li affido all’etere e, qualche volta, trovano qualcuno che li raccoglie. Qualcuna di queste supera i famigerati 160 caratteri, ma la necessità aguzza l’ingegno. |
I |
Le nuvole nonostante siano leggere |
II |
UMORI DI SOTTOFONDO |
III |
Notte senza un filo di voce, |
IV |
Notte, color mediterraneo, |
V |
La notte si profuma d’intimità |
VI |
Rubo una manciata di stelle |
VII |
Tappeto tappeto |
VIII |
Vorrei esplorare le sue piane |
IX |
Il sole prende il largo |
X |
Brucia il libro delle verità |
XI |
Che queste poche righe |
XII |
Tic tic tac |
XIII |
Rieccomi in tutto il mio splendore |
XIV |
Buona serata anche a lei |
XV |
Caddi come cade una foglia di fico |
XVI |
Ti mando un bacio cavaliere |
XVII |
Crepuscola il giorno |
XVIII |
Danzano folletti |
XIX |
Stella di congiunzione |
XX |
Caro Novecento baricchiano |
Il faut repartir et de nouveau Per Lisa, Castelnuovo, 24-9-2K2 |
Fabio Carrari Fiori |
thinking hiroshima